NAGARJUNA
Nel 1° secolo a. C.
gli anonimi autori del Prajnaparamitasutra, con la filosofia del vuoto
avevano creato la base per il monismo del buddismo mahayanico.
150 anni dopo
Nagarjuna affinché questo Sutra fosse considerato ortodosso ne sistematizzò i pensieri.
Con (Fondamentalí)
Versi sulla dottrina centrale [(Mula-) madhyamakakarika], la sua opera
principale, Nagarjuna attivò per la seconda volta la ruota della
dottrina.
E' reputato il più
importante dei monaci-filosofi buddisti indiani, e per mettere in
risalto la sua analogia con Buddha in arte viene rappresentato con la
protuberanza cranica (caratteristica dei Buddha).
Informano sulla vita
di Nagarjuna quattro diverse fonti. Nato nell'India centrale (Vidarbha)
come brahmano, avrebbe lasciato i genitori già nell'adolescenza per
entrare nel Sangha. Studiò il Dharma nell'università del monastero
buddhista di Nalanda (presso Rajagrha) sotto la guida di Rahulabhadra.
Poi diventò a sua volta insegnante a Nalanda e successivamente rettore
e abate.
Era chiamato
Nagarjuna, "Arjuna del serpente" perché si diceva che aveva appreso
ciò che sapeva da un naga che custodiva il sapere (come rivelazione
segreta) fin dai tempi di Buddha. Perciò l'arte tibetana lo ritrae con
teste di serpenti erette dietro il suo capo, seduto in atteggiamento
rilassato, appoggiato a un braccio o con le mani davanti al petto, la
destra atteggiata nel gesto di incoraggiamento.
Dopo aver trascorso
la maggior parte della vita presso l'università del monastero di
Nalanda, Nagarjuna ritornò nella sua terra d'origine, nell'India
centrale. Qui visse sull'altopiano di Sri (Sriparvata), sul fiume
Krishna, nel monastero del monte Brahma (Brahmagiri).
Il monte su cui
sorgeva il monastero, che la successiva creazione di un lago
artificiale ha trasformato in un'isola, oggi ha il nome di Nagarjunakonda, "Colle di Nagarjuna".
E' possibile datare
Nagarjuna grazie alla sua amicizia col re di Satavahana Gautamiputra
Satakarnin che governò dal 106 al 130 d.C. E' giunta a noi una Lettera
a un amico (Suhrllekha), un ammonimento religioso in versi diretto da
Nagarjuna al re.
Secondo altre fonti
creò la scuola del S'unya-vadin, la quale afferma la vanità di tutte
le cose. La sua opera principale è "Madhyamakakarika", ossia "Aforismi
dell'originaria dottrina mediana" ed anche "Mahaprajnaparamitashastra".
Ricevette il libro "Paramartha",
o Avatamsaka, dai Naga, favolose creature raffigurate con la testa
umana ed il corpo di serpente, simbolo di grandi Saggi.
Altri raccontano di
lui come di un Arhat, un eremita (nativo dell'India Occidentale)
convertito al Buddhismo da Kapimala, 14° Patriarca, considerato ora
come un Bodhisattva Nirmanakaya. Era famoso per la sua sottile
dialettica nelle discussioni metafisiche; fu il primo istruttore delle
dottrine Amitabha ed era un tipico rappresentante della Scuola
Mahayana.
Considerato come il
più grande filosofo dei Buddhisti, ci si riferiva a lui come ad "uno
dei quattro soli che illuminano il mondo". Secondo alcune tradizioni,
Nagarjuna convertì la Cina al Buddhismo.