Le origini del
popolo tibetano sono piuttosto misteriose e in parte avvolte in
suggestive leggende. Si sa però che i tibetani discendono da tribù
nomadi piuttosto bellicose, che solo intorno al VII secolo cominciarono
a costituire un'unità politica con i re della valle di Yarlung e, in
particolar modo, il Tibet divenne una potenza di una certa rilevanza con
il re Songtsen Gampo (618-649), che portò il suo regno ad
espandersi sia verso l'India sia verso la Cina. Per questo motivo i
sovrani di quei paesi pensarono bene di contrarre accordi matrimoniali
dando in spose al re tibetano una principessa cinese di casa imperiale
ed una principessa nepalese, entrambe devote buddhiste. Con
l'introduzione del Buddhismo nella casa reale, comincia
l'affermazione della dottrina del Buddha in Tibet, a distanza di
1100 anni dalla sua predicazione, avvenuta lungo il bacino del Gange in
India. È infatti durante il regno di Songtsen Gampo che sorse Lhasa, che
significa "luogo degli dei", venne edificato il Jokhang, uno dei più
antichi templi buddhisti del Tibet, e furono tradotti i primi testi
sacri.
Nell'VIII secolo, salì al trono Trisong Deutsen, seguace del
Buddhismo, che dovette affrontare un grave ostacolo alla sopravvivenza e
alla diffusione della nuova religione: la resistenza delle popolazioni
tibetane ad accettare il Buddhismo, con a capo i nobili, che si
proclamarono difensori della religione autoctona, il "Bon". Per non
creare contrasti insanabili con il popolo, su consiglio del filosofo
mahayana indiano Santarakshita (Acarya Bodhisattva), il re chiamò in
Tibet Padmasambhava, un grande yogin buddhista, dotato di enormi
poteri, proveniente dalla magica terra del Kashmir. Questi infatti
doveva sconfiggere le divinità ctonie del Tibet, che secondo la credenza
popolare, si opponevano all'introduzione del Buddhismo tramite oscuri
malefici. Padmasambhava allora, secondo il racconto tradizionale,
sconfisse alcuni di questi demoni, ma ne risparmiò molti altri
piegandoli a divenire difensori della nuova religione. In seguito a
questa vittoria, venne edificato il monastero di Samye (762-766),
dove vennero istruiti i primi monaci tibetani e dove cominciò la
traduzione in lingua tibetana dei testi del canone buddhista, sia
hinayanici che mahayanici, traduzione che fu continuata anche sotto i
sovrani successivi. Infine, nel 779 il Buddhismo fu dichiarato
religione di stato; per questo motivo Padmasambhava è considerato il
padre del Buddhismo tibetano e viene chiamato "Guru Rimpoche", cioè
"Maestro Prezioso".
A questo punto si presentò un altro problema: il Buddhismo, dai tempi
della predicazione originaria del Buddha Sakyamuni, si era fortemente
differenziato, erano nate scuole e correnti diverse, tra le quali le
principali sono: l'Hinayana (il "Piccolo Veicolo" o scuola
meridionale), il Mahayana (il "Grande Veicolo" o scuola
settentrionale) basate sui Sutra, e il Vajrayana (Veicolo di
Diamante) basato sui Tantra, che si considera uno sviluppo dell'Hinayana
e del Mahayana. Fu quest'ultima corrente, compresa la sua "variante"
Vajrayana, a penetrare in Tibet tramite Padmasambhava; tuttavia in Tibet
erano presenti anche esponenti della scuola buddhista cinese "Chan",
sicché si dovette scegliere tra l'area di influenza (non solo
religiosa), cinese e quella indiana con le relative concezioni
filosofiche riguardo alla via per conseguire la Liberazione (graduale
per gli indiani, istantaneista per i cinesi). Per risolvere tale
questione si tenne un dibattito a Samye durante il quale si
affermò la scuola indiana Madhyamika di Nagarjuna, forte del sostegno di
re Trisong Deutsen, anche se questa vittoria non eliminò del tutto le
concezioni cinesi che confluirono poi in alcune scuole tibetane.
Dopo il governo marcatamente filo-buddhista del sovrano Ralpachen
(815-838), il nuovo re Langdarma scatenò una violenta reazione
anti-buddhista, durante la quale vennero chiusi i templi e bruciati
i testi tradotti, dei quali si salvarono solo alcune copie perché furono
nascoste in alcune grotte nei pressi di Lhasa. La situazione precipitò
quando un monaco, esasperato dalle persecuzioni, uccise Langdarma
nell'842, determinando un lungo periodo di guerre civili nella dinastia
degli Yarlung, ma anche un periodo di grave crisi per il clero buddhista,
legato com'era al potere centrale, mentre la spiritualità buddhista
continuava a sopravvivere e a diffondersi nella popolazione, con
spiccati caratteri tantrici.
Intorno al IX-X secolo, dalla continuità garantita da questo Buddhismo
laico tantrico, nacque la scuola Nyingma, detta "degli antichi"
che si basava sulle opere tradotte a Samye, e su Padmasambhava, che con
i suoi discepoli nascose gli scritti in luoghi segreti in attesa di una
loro riscoperta in tempi più propizi: questi testi vengono detti "terma"
e vi confluiscono elementi buddhisti tantrici ed elementi bon. I terma
vennero in effetti riscoperti nei secoli XII e XIV, e fu allora che gli
insegnamenti di questa scuola furono codificati nella "Raccolta degli
antichi tantra". Uno dei terma principali della scuola Nyngma, e poi di
tutte le altre che nasceranno, è quello dello Stato Intermedio o Bardo e
il testo che ne contiene i principi è il famoso "Bardo thodol",
noto come "Libro tibetano dei morti" che viene attribuito allo stesso
Padmasambhava. L'insegnamento più alto nyingma-pa è lo Dzog-chen.
Nell'XI secolo si verifica invece la seconda diffusione del Buddhismo
in Tibet, dopo il lungo periodo di vuoto iniziato verso la metà del
IX secolo. Le premesse a questa rinascita si devono a un membro della
dinastia del regno occidentale di Guge (un ramo della dinastia di
Yarlung), che divenuto monaco, sentì l'esigenza di restaurare il
Buddhismo monastico; scelse quindi sette studiosi da inviare in Kashmir
per studiare e per invitare in Tibet alcuni grandi maestri di quella
terra. Uno degli inviati, Rinchen Sangpo, ritornò a Guge con
molti testi buddhisti che tradusse puntualmente e diede anche impulso
alla ricostruzione di templi e monasteri nel Tibet occidentale. Il
sovrano di Guge venne così anche a conoscenza della fama del maestro
indiano Atisha (982-1054), e volle invitarlo in Tibet per
riformare il Buddhismo tibetano. Intorno a questo invito e alla
decisione di Atisha di accettare, sono nate delle toccanti leggende che
insistono sulla devozione del re tibetano. Fatto sta che Atisha arrivò
veramente in Guge nel 1042 dove iniziò a tradurre i testi sacri e ad
impartire insegnamenti.
Per soddisfare una richiesta del nipote del sovrano,
scrisse allora il prezioso testo "Lampada per il sentiero
dell'Illuminazione", ancora oggi considerato uno dei più importanti
insegnamenti del Buddhismo tibetano. Atisha portò in Tibet la sintesi
del Buddhismo indiano, nel quale era giunto all'integrazione dei veicoli
individuale, universale e tantrico, e nei dodici anni della sua
permanenza trasformò i tibetani, originariamente guerrieri, in un popolo
profondamente spirituale. I tibetani considerarono Atisha come un Buddha
vivente, ed accettarono di buon grado l'importanza che egli dava al
maestro (guru o lama), che è ancor oggi una delle caratteristiche del
Buddhismo tibetano, per questo spesso definito impropriamente "Lamaismo".
Proprio da Atisha e dai suoi discepoli nacque la scuola Kadam che
nel XIV verrà riformata e verrà chiamata scuola Gelug , ad opera di Lama
Tzong Khapa.
Altre scuole si formarono tra X e XII secolo. Nel X secolo nasce la
scuola Kagyu che comprende due filoni: il primo è noto come "Shangpa"
e venne inaugurato da Kyungpo Naldjor dopo aver studiato a lungo in
India e in Nepal ed enfatizza molto la trasmissione orale e lo yoga; il
secondo è "Dagpo" che si rifà ad una lunga tradizione che va da Naropa,
a Marpa e Milarepa, che fu maestro di Dagpo stesso, conosciuto come
Gampopa (XI-XII secolo).
La scuola Sakya prende il nome dal monastero di Sakya, fondato
nel 1073 da Konchog Gyalpo. Grazie all'insegnamento di alcuni
importanti lama questa scuola raggiunse, nel XIII secolo, un grande
potere religioso e politico in Tibet, quando a seguito dell'invasione
mongola, il Buddhismo della scuola Sakya si diffuse oltre i confini del
Tibet e divenne la religione di stato dell'impero mongolo, salvando così
il Paese delle Nevi da ulteriori invasioni.
Nel XIV secolo assistiamo a una grande fioritura delle altre scuole
buddhiste tibetane: è in questo periodo che Lama Tzong Khapa
(1367-1419) riformò radicalmente la scuola Kadam trasformandola nella
nuova scuola Gelug (I Virtuosi) accentuando l'importanza della
disciplina monastica, e degli studi filosofici e psicologici. Questa
scuola conobbe subito una larga diffusione e divenne la più potente
delle scuole buddhiste tibetane: ad essa appartengono anche il Dalai
Lama (che però può prendere insegnamenti da maestri di tutte le scuole),
e il Panchen Lama, ossia la seconda autorità spirituale del Tibet
(attualmente è un bambino prigioniero nelle mani dei cinesi). Il
principale insegnamento Gelug-pa è il "Lam-rim" (Il sentiero
graduale verso l'Illuminazione), una combinazione di sutra e di tantra
che conduce gradualmente dalle conoscenze di base fino alla completa
realizzazione.